PERCHE' IN ITALIA NON SI RISPETTANO LE LEGGI ?
PERCHE' LE LEGGI ITALIANE NON VENGONO SPESSO RISPETTATE ?
Mancanza di soldi, interessi particolari, voti e sistema giudiziario: i tre mali dello Stato italiano che fanno sì che leggi non vengano mai rispettate.
«In Italia, si sa, ben poco funziona. Regna il menefreghismo su tutto e ciascuno fa come gli pare». Quante volte abbiamo sentito questa critica?
Comprensibile sentirla dagli stranieri, non abituati al nostro tipo di società; paradossale, invece, il fatto che sia sulla bocca dei nostri stessi connazionali. Tutti; nessuno escluso.
Esistono ragioni storiche o sociali per cui, nel nostro Paese, ogni volta che viene scritta una norma, la gente già pensa a violarla? «Fatta la legge, trovato l’inganno», recita un detto popolare. Che forse non si discosta così tanto dalla realtà.
Chi accetta i benefici di uno Stato deve rispettare anche le sue leggi
Prima però di comprendere perché la legge italiana non viene mai rispettata, chiediamoci perché la legge va rispettata. Quali ragioni costringono l’individuo a rinunciare alla propria libertà di “uomo” per un interesse altrui (anche se collettivo), secondo logiche e criteri decisi da altri uomini (che, per giunta, potrebbero essere portatori a loro volta di interessi personali)? Ci sono diverse ragioni per cui obbedire alla legge e tante altre per non farlo. In realtà, nel momento in cui si aderisce a una collettività – ossia a uno Stato – non ha più senso chiedersi se la legge sia giusta o ingiusta: la legge è legge e si sottrae a qualsiasi valutazione sul merito. In quanto legge, anche se dura, va rispettata (è questo il significato della massima latina dura sed lex).
Secondo alcuni pensatori (tra cui Hobbes, Lock e Rousseau), la legge va rispettata perché, all’origine della società, c’è un «contratto sociale»: in buona sostanza, gli individui decidono di riunirsi in gruppo e accettare le leggi del gruppo stesso, rinunciando così a una fetta della rispettiva libertà, allo scopo di assicurarsi una maggiore tranquillità e sicurezza sociale. Tutto ciò avviene in una sorta di tacito accordo: tu mi dai questo, io ti prometto quest’altro. E, di fatti, come in tutti i contratti, anche in quello tra Stato e cittadino vi sono diritti e doveri. Quando percorriamo una strada pubblica asfaltata, quando entriamo in un ospedale, quando prendiamo la pensione, quando non paghiamo delle medicine non facciamo altro che valerci dei diritti previsti dalle leggi; il controvalore di tali prestazioni è rispettare i doveri imposti da altrettante leggi. Prendere o lasciare, tutto o niente: non ci sono vie di mezzo, non c’è possibilità di usufruire solo dei diritti senza sottomettersi ai doveri.
“Basta spesso far cadere, in una norma, una sola parola per consentire agli studi legali di trasformarsi, con bei guadagni, in consorterie di azzeccagarbugli”
Spiegato in due parole perché la legge va rispettata, bisogna ora chiedersi perché in Italia le leggi non vengono mai rispettate?. Esistono diverse ragioni. Una di questa è l’assenza di soldi. Per far rispettare la legge, è necessario eseguire controlli; per eseguire i controlli servono uomini, uffici, organizzazioni; per far funzionare questo apparato c’è bisogno di denaro. Se a ciò si aggiunge la tradizionale inefficienza della pubblica amministrazione (e, a volte, l’incompetenza), ecco la ragione per cui ciascun cittadino, confidando di “farla franca”, accetta il rischio di violare la legge con la (remota) possibilità di essere sanzionato.
Facciamo un esempio. Una persona si dimette dal lavoro perché ha trovato un nuovo impiego. Con il consenso però del vecchio datore, ottiene il licenziamento e, in questo modo, anche l’indennità di disoccupazione; nel frattempo, lavora in nero presso la nuova azienda, in attesa di consumare il contributo statale, per poi essere definitivamente regolarizzato (cosa che conviene anche al nuovo datore). Quanti controlli vengono eseguiti su queste situazioni? Pochissimi. Approfittando di ciò, il fenomeno si ingigantisce: l’espediente di una persona diventa collettivo poiché tutti confidano sull’assenza di sanzioni. L’effetto ulteriore è quello di rendere ancora più difficili i controlli su una massa così ampia e, quindi, legittimare ancora di più la pratica illecita. Perché molti degli abusi edilizi non vengono demoliti? La demolizione è a carico dei sindaci e se il comune non ha soldi per provvedere, il “mostro” ecologico resta lì per sempre. E tutti i vicini si sentono legittimati a fare altrettanto. «Tanto lo fanno tutti e nessuno dice niente!».
Le leggi italiane obbediscono a interessi particolari e non generali
C’è da dire però che la nostra legge, spesso, pecca di poco realismo e scarso pragmatismo. Non ha senso stabilire, al fine di rispettare principi generali (a volte neanche scritti), che un determinato comportamento è illegittimo se poi non lo si riesce a punire. Il legislatore dovrebbe sempre commisurare le finalità perseguite a quelli che sono i propri strumenti. È quello che è successo con le recenti depenalizzazioni: circa 40 reati trasformati in illeciti amministrativi ove le sanzioni non necessitano di processi e si sottraggono così alla rigida regola della prescrizione.
La seconda ragione per cui in Italia le leggi non vengono mai rispettate è perché, spesso, a far rispettare in modo ligio la legge si perde la faccia. È più facile dire sì a un bambino che punirlo. Così il politico che prima assume le vesti dell’uomo intransigente deve poi rivolgersi alle stesse persone che ha sanzionato per chiedere loro i voti. E questo, ovviamente, lo pregiudica. Sicché, quando si tratta di punire gruppi ampi di persone si preferisce chiudere un occhio nella speranza che queste ultime possano nuovamente eleggere la stessa persona e continuare a fare ciò prima facevano. Come scrive sarcasticamente Giorgio dell’Arti in una pagina della Gazzetta dello Sport, «le leggi che obbediscono a interessi generali ledono, per definizione, molti interessi particolari e costano di conseguenza voti. Così almeno credono i politici». Ed ancora «Il criterio con cui sono redatte praticamente tutte le leggi italiane è quello di obbedire al maggior numero possibile di interessi particolari, e quindi di ferire sempre, in qualche modo, l’interesse generale». Insomma, la legge arriva a negare la sua stessa funzione, quello cioè di limitare il singolo nell’interesse del gruppo. In Italia avviene il contrario: la legge limita l’interesse della nazione per fare gli interessi di singoli.
La terza ragione per cui la legge italiana non viene rispetta è il sistema giudiziario che, per come scritto, consente spesso una valvola di salvezza. Tra tempi lunghi (che garantiscono la prescrizione) e interpretazioni altalenanti, il diritto è tutt’altro che certo. Da noi, poi, il precedente non è vincolante e se anche la Cassazione afferma un principio, i giudici di primo e secondo grado possono anche discostarsene. Leggi sul punto Quando il giudice se ne frega della Cassazione. Di questo, ovviamente, se ne approfitta un’ulteriore classe, quella degli avvocati che, grazie alle maglie larghe della legge, hanno trovato spesso il “cavillo” per far conseguire, ai propri clienti, benefici in realtà non spettanti. Scrive sempre Giorgio dell’Arti: «C’è poi un secondo criterio nella redazione di una legge: lasciare aperte, per quanto possibile, il maggior numero di scappatoie. Per ottenere questo basta spesso far cadere, in una norma, una sola parola, che consenta agli studi legali di trasformarsi, con bei guadagni, in consorterie di azzeccagarbugli».
Però consoliamoci. Gli Italiani sono ben consapevoli di due fattori :
- Abbiamo il calcio e lo sport unisce quasi tutti
- La legge non è uguale per tutti
"NELLE24ORE"
FABIO SANFILIPPO
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