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Sabato, 19 Gennaio 2019 18:04

5 STELLE INSUCCESSO E FLOP PREVENTIVATO

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Al ministero dell’Ambiente e tra i 5S si accusa la Lega, ma non basta a placare gli ambientalisti

Il presidente di Legambiente: confesso, mi aspettavo che il Movimento arrivasse più preparato

Non solo le trivelle - Tutti i flop ambientali di un M5S poco verde flop movimento 5 cinque stelle

Sulla carta la conquista del potere da parte del Movimento Cinque Stelle prometteva grandi novità in tema di ambiente, natura, clima, energie pulite. Ma dopo sei mesi di governo anche gli osservatori meno ostili all’Esecutivo giallo-verde non possono che constatare che i risultati concreti sono molto, ma molto lontani dalle aspettative. Le promesse contenute nel programma elettorale del M5S sull’ambiente erano tante; le battaglie (anche feroci) condotte dall’opposizione moltissime. Ma i fatti portati a casa, a detta dei più, sono assai scarsi.

 

Purtroppo il classico atteggiamento che si constata nei cinque stelle ed in tutti i suoi sostenitori, non sano stare al dibattito, ascoltare le opinioni negative, accusare solo e sempre la vecchia politica quale pur avendo messo dirigenti furbastrelli ma almeno sapevano governare e conoscevano le leggi, e credono nonché sono solo illusi che meglio mettere dei puliti sbarbatelli che nulla sanno piuttosto che lasciar fare a chi sa. Apriamo una parentesi dalla quale si evince che vedasi il caso Di Maio e non solo, tanto puliti non sono.

Tornando al tema dei loro innumerevoli insuccessi, una parte di responsabilità se la deve certo prendere il team che tra partito e governo avrebbe dovuto tirare la carretta: il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, il sottosegretario allo Sviluppo economico Davide Crippa e il presidente della Commissione Ambiente del Senato Gianni Girotto. Gente dotata di una certa esperienza parlamentare, che però non è riuscita a evitare errori e flop amministrativi che hanno anche avuto conseguenze imbarazzanti. Come nel caso della norma sui fanghi dei depuratori: nulla di scandaloso nel merito, ma di certo un grave autogol sul piano della comunicazione esterna. Oppure, il pasticcio in corso in queste ore sulle autorizzazioni per le trivelle, un guaio combinato al Mise che con un po’ di avvedutezza sarebbe stato agevole evitare. Se vogliamo, peggiore ancora dal punto di vista del messaggio lanciato all’esterno è stata la vicenda del condono edilizio per Ischia e i comuni terremotati dell’Italia centrale.

Le motivazioni usate per inserire il provvedimento nel decreto Genova sono state poco plausibili. Il ministro Costa non ha nascosto il suo dissenso. Ingloriosa anche la performance nel corso della manovra di bilancio. Qui tra l’altro doveva finire la norma per regolamentare l’«end of waste», ovvero le materie prime che nascono dai rifiuti e che alimentano l’economia circolare. Il testo era talmente carente e in alcu- ni casi controproducente che alla fine Costa ha preferito eliminarlo, per ripresentarlo emendato in un decreto di prossima uscita. Male è andata anche per gli incentivi alla mobilità elettrica: l’ambizioso schema iniziale è stato ridimensionato e quasi azzerato dal punto di vista concreto. Da poco anche scoperto un altro pasticcio: una norma impone ai Comuni di far circolare le auto elettriche ma anche quelle ibride nelle aree pedonali e nelle Ztl. Si voleva infine stabilizzare il superbonus del 65% per l’efficienza energetica, ma si sono trovati soldi per un anno soltanto.

Ma anche sulle energie pulite i risultati sono deludenti. Il decreto sulle Fonti rinnovabili, nella sua bozza, era quasi uguale a quello di Calenda. Adesso è stato migliorato, ma di poco e non sugli obiettivi quantitativi. Il decreto «Fer 2» è fermo ai blocchi di partenza.

I 16 miliardi annui di sussidi fiscali alle energie fossili non sono stati tagliati neanche di un euro. Non c’è traccia neanche del via libera ai sistemi chiusi di utenza, «una misura che invece sarebbe fondamentale per promuovere l’autoconsumo, l’energia distribuita e le fonti rinnovabili», dice Annalisa Corrado, di Green Italia/Possibile.

Al momento la questione ambientale ed energetica non sembra essere una priorità del governo. C’è anzi una continuità piuttosto triste col passato». «Confesso che mi aspettavo che il M5S arrivasse più preparato e strutturato all’appuntamento - conclude il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini -. E poi constatiamo che non discutono e non si confrontano mai nel merito con noi e altri soggetti: avrebbero evitato alcuni errori, e varato provvedimenti migliori e meglio accolti».

Chiacchiere, autoproclami, gratuiti attacchi, ignoranza e potremmo anche dire utilizzando termini popolani che ormai si può tranquillamente definire tutti quelli del “movimento” fuffa reale e fuffa in rete. Solo chiacchiere e distintivo con nessuna sostanza e capacità verbale nel sapersi confrontare. Monotoni e ripetitivi nelle contestazioni, privi di capacità di ascolto e relazionali costituiscono di base chi sia il calssico elettore a 5 stelle.

La Redazione

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