GUERRA TRA DISCOTECHE - CASO CACAO TUTTI ASSOLTI
Discoteca Cacao, tutti assolti. Morano: "Massacrato per un anno"
I GIOVANI TORINESI : "Per noi uno dei locali che non avrebbe dovuto chiudere. Un riferimento per tutti"
Chi erano gli imputati oggi ASSOLTI
Il pm Gianfranco Colace aveva chiesto per Morano una condanna a 6 anni. Le accuse erano contestate, a vario titolo, anche ad altre quattro persone. Per il Tribunale, il fatto non sussiste.
Oltre al notaio, il giudice Francesca Christillin ha assolto anche Angelo D’Amico, ex consigliere comunale del centrodestra (per lui richiesta di 4 anni e sei mesi), Ferdinando Montalbano (4 e quattro mesi e gestore della discoteca Ippopotamo), Antonio Biondino (due anni e otto mesi) e Davide Lunardi, gestore della discoteca Patio ad oggi passata a Pasquettaz del Turet (4 anni per Lunardi)
Pertanto il Tribunale di Torino ha assolto anche il consigliere comunale Alberto Morano, finito sotto processo per presunte pressioni esercitate per far chiudere la discoteca Cacao. Il notaio ed ex candidato sindaco alle elezioni del 2016 era accusato di tentata concussione, corruzione e truffa. «Mi hanno massacrato per un anno, ma io ero innocente», ha commentato Morano uscendo dall’aula.
Presunte richieste di denaro
L’inchiesta riguardava presunte richieste di denaro che gli indagati avrebbero fatto al titolare del Cacao per evitare che il consigliere comunale li denunciasse per presunti abusi edilizi. A nome di Morano, che non era presente, tre degli indagati avrebbero chiesto ad Alessandro Mautino (legale rappresentante della società Kronos) e a Claudio Barulli prima 200 mila euro e poi altri 20 mila per evitare denunce e chiusura. Più volte Morano (difeso dall’avvocato Alberto Mittone) aveva presentato in consiglio comunale interpellanze sul Cacao, in particolare sul rilascio delle concessioni. Morano si è sempre detto estraneo alla vicenda: le richieste di denaro sarebbero state fatte millantando il suo nome e la sua conoscenza.
La vicenda era nata da un esposto del gestore della discoteca al parco del Valentino, finita nel mirino del consigliere per le irregolarità edilizie che avrebbero portato alla fine della concessione dello spazio appartenente alla Città, concessione rinnovata invece dall’amministrazione di Chiara Appendino in tempo per la riapertura dell’attività. Secondo quanto denunciato dall’ad della società, Alessandro Mautino, agli inquirenti in due occasioni uomini vicino a Morano si erano rivolti a lui chiedendo denaro per far sì che il notaio interrompesse le attività di controllo avviate. In un caso era anche riuscito a registrare una conversazione, poi consegnata agli investigatori. Da lì ha preso il via l’approfondimento. che ha scandagliato a fondo la vita, l’attività e i conti di Morano. “Dopo un paio di anni di tormento è stata una conclusione richiesta da noi giustificata, argomentata e meritata”, afferma l’avvocato Alberto Mittone, difensore di Morano.
Ciò che l’indagine, condotta dai carabinieri della procura di Torino, ha rivelato è una guerra sotterranea tra i gestori dei club di Torino come se fosse una battaglia senza esclusione di colpi.
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LA REDAZIONE